Appunti di fotografia [74] – Marc Hom: il ritratto, i libri, la stampa, il tempo

[…] Alla fine, si tratta di relazioni e connessione umana. Per me è tutto negli occhi. Quello che vedo negli occhi dei miei soggetti si riflette immediatamente su di me, creando l’energia e la fiducia necessarie per creare una fotografia onesta. Gran parte del lavoro che viene svolto nella fotografia avviene al di fuori dello scatto vero e proprio di un ritratto: accade nel rapporto costruito tra me, come fotografo, e il mio soggetto. Le foto di maggior successo vengono realizzate quando c’è una profonda fiducia e onestà – quando una persona si apre all’intimità e alla vulnerabilità di essere fotografata e mi permette di esplorare un pezzo della sua anima.

C’è una consistenza e una sensualità nella fotografia stessa che credo davvero si esprima al meglio sotto forma di un libro. Proprio come lo sviluppo di una relazione richiede tempo, così anche il godimento delle pagine stampate di un libro. In un mondo moderno caratterizzato da grande velocità e costante stimolazione visiva, penso che sia diventato più importante che mai fermarsi, concentrarsi e riflettere. I libri danno alla fotografia il rispetto che merita, invitando questi momenti di pausa e riflessione.

[…] Credo ancora fortemente nel romanticismo tattile dei media stampati e sento che è importante onorare la fotografia in questo modo. Continuo a fare libri perché faccio tesoro dell’esperienza di toccare le pagine, di guardare in modo concentrato e intenzionale, e di prendere il tempo per fermarsi e lasciare che la mente vaghi e sia ispirata.

[…]

Dall’introduzione (tradotta) di Marc Hom del suo libro Profiles.

Appunti di fotografia [71] – Il proprio lavoro e la fotografia

Ovviamente è un appunto per chi non si occupa soltanto di fotografia e l’ho trovato molto interessante.

Penso che ognuna di queste attività (insegnante, scrittore e fotografo) sostenga l’altra. Non potrei essere un buon fotografo o un bravo scrittore se dovessi lavorare 40 o 50 ore alla settimana come dipendente di un’azienda. Mi ucciderebbe. Sicuramente. Mi dispiace per le persone che invece sono schiave di questo sistema economico. Perdono la loro capacità di soddisfare la creatività insita in ogni essere umano. Forse non se ne pentono nell’immediato, ma finiranno per farlo.

Tratto da un articolo-intervista a Michael Sweet preso su fotografiastore.it (rif. AG_65).

Appunti di fotografia [68] – Fotografi che deludono

Ecco come ti delude una fotografa che segui:

1. In una story IG dice che i suoi servizi costano tanto (e ci sta, è brava, seguita, cercata,…).
2. In un’altra story, nel box delle domande, le chiedono come ha fatto a seguire due matrimoni contemporaneamente, e lei risponde che in uno ha mandato un fidato collaboratore.
3. Allora le chiedono perché dovrebbero scegliere lei e non direttamente uno dei collaboratori, e lei risponde di leggere “La Sottile Arte di Fare Quello che C***o ti Pare”.

Ecco, io credo che se spendessi un sacco di soldi per avere la sua visione, la sua arte, le sue idee e quindi LEI, soprattutto ad un evento così importante come il matrimonio, e poi mi ritrovassi qualcun altro al posto suo, mi sentirei preso in giro o, meglio, TRUFFATO!

Una celebre frase di Ansel Adams

Quando le parole diventano poco chiare, mi concentro sulle fotografie. Quando le immagini diventano inadeguate, mi accontento del silenzio.

Ansel Adams

Appunti di fotografia [41] – Consigli per aspiranti fotografi da Marina Alessi

Questi appunti li ho presi ascoltando un’intervista a Marina Alessi tenutasi in streaming in un gruppo di fotografia su Facebook di cui purtroppo ho perso i riferimenti. In generale sono riflessioni e consigli dati in base alla sua lunga esperienza fotografica:

Manca la cultura fotografica al giorno d’oggi.

Bisogna essere veloci sul set fotografico (per uno shooting ha avuto anche solo 15 minuti contati).

Consiglio per neo-fotografi: studiare, studiare, studiare. Fare della fotografia la propria vita. Essere curiosi, studiare sempre. Fare il fotografo per mestiere significa fare anche qualcosa che non piace. E’ un lavoro che forse va iniziato presto. Salgado invece dovrebbe avere cominciato tardi, verso i 40 circa, ma di Salgado ce n’è uno.

Per i ritratti, lei vuole che un abbraccio o una mano in un certo punto, vengano messi da chi viene fotografato e non imposti dal fotografo. Fa in modo che lei, con le sue parole, induca a mettere le mani in un certo modo, non gliele sposta.