Appunti di fotografia [135] – Viaggi fotografici… da evitare!

Dopo aver visto una story Instagram in cui vengono fatti vedere dei monaci buddisti a cui viene dato il via per partire (verso un sentiero), dopodiché tutto il gruppo di fotografi comincia a scattare, sono inorridito! Un’altra story della stessa serie mostrava due monaci messi in posa (decisamente di proposito) mentre alcune persone erano appostate per fotografare. E infine un’altra con la scritta “shooting privato con i monaci”…

La story in questione è stata fatta da un ambassador di noti marchi inerenti la fotografia che non cito.

Mi sento solo di dire che trovo veramente di cattivo gusto questa modalità e invito tutte le persone a non scegliere questa tipologia di viaggi! Non sarete dei reportagisti in questo modo! Non pensate alle conseguenze che ci potrebbero essere sulle popolazioni? Non siate abbagliati dalla possibilità di fare “la foto figa” che prende like!!! Riflettete per favore!

Appunti di fotografia [120] – Fotografia in viaggio, la perseveranza

Ti sarà successo sicuramente durante un viaggio di vedere una scena che hai voluto fotografare. A me personalmente si, tante volte. Ma mi è anche successo di restare con l’amaro in bocca perché sentivo che la/le fotografia/e scattata/e avevano quel “non so che” che mancava. Sentivo che qualcosa non andava bene, sentivo che non era abbastanza potente o che tecnicamente aveva degli errori.

Spesso si rinuncia a cercare ciò che vogliamo davvero, spesso “bisogna” andare via, proseguire a camminare, spesso non siamo da soli e vogliamo rispettare le tempistiche dei nostri compagni di viaggio o siamo semplicemente in ritardo per raggiungere il posto successivo.

Ecco, il mio consiglio è quello di cercare di prendersi il proprio tempo durante un viaggio/reportage. Ci sono momenti che non si ripeteranno. Se trovate qualcosa che ha molta importanza per voi, proseguite, soffermatevi, indagate, aggiustate la composizione, l’inquadratura, osservate tutti gli elementi e i dettagli che non vi soddisfano e fate di tutto per migliorarli. Entrate in relazione con la situazione che state osservando. Se c’è qualcosa che non vi convince, perseverate, pensate che ciò che cercate arriverà. A volte non si riesce, a volte si. Ma non demordete (eventualmente nei limiti del rispetto del tuo soggetto). In fondo quello che viene dopo può aspettare, o un compagno di viaggio può attendere qualche minuto in più. Capirà la vostra passione e magari potete condividere con lui il perché di questa attesa.

Appunti di fotografia [97] – La fotografia è sentire

La fotografia per me non è guardare, è sentire. Se non riesci a sentire ciò che stai guardando, non farai mai sentire nulla agli altri quando guardano le tue foto. Amo scattare foto, adoro questo lavoro e mi sento onorato di fare quello che faccio.

Niraja, 20 anni, Varanasi.

Tratto dal libro 40 Seasons of Humanity di Mauro De Bettio.

Appunti di fotografia [55] – Mario Cresci – “Spazi” e come far nascere un progetto

Alla domanda:

Vorrei chiedere se a suo giudizio oggi esistono ancora spazi incontaminati per la sperimentazione?

Mario Cresci risponde:

Gli spazi ci sono se vogliamo che ci siano. Dipende da noi. Siamo noi che creiamo gli spazi, le opportunità per lavorare, per cercare, per scoprire le cose. Ci creiamo lo spazio idoneo dentro al quale sviluppiamo la nostra curiosità, la nostra capacità di connettere i vari linguaggi, di usare la fotografia, la macchina fotografica, non come strumento ma come mezzo. Dando valore al nostro pensiero, a quello che abbiamo in mente. Visualizzare i nostri pensieri.

Una tecnica, una pratica interessante che sta venendo fuori: la fotografia oggi, per esempio a livello formativo passa attraverso questa pratica: entro in un luogo, lo devo fotografare, ma non ho nessun progetto in mente. Il mio progetto nasce nel momento in cui frequento questo luogo, cerco di capire che cos’è, ci sto dentro, faccio un sopralluogo e le idee nascono frequentandolo e standoci dentro il più possibile. E’ chiaro che una persona ci può stare un’ora, un’altra una settimana. Il rapporto diretto con la realtà provoca il progetto, provoca il lavoro e questa è una situazione che, in alternativa al reportage (che si ha quando c’è un’azione esterna immanente), invece le situazioni dove non ci sono immanenze, sono situazioni nelle quali noi entriamo volutamente dentro alla loro identità.
Poi con la macchina fotografica, con il nostro sguardo cerchiamo di svelare il rapporto che si stabilisce tra noi e il soggetto.

Appunti tratti dal video FIAF “Conversazione con Mario Cresci”: https://youtu.be/6O-94XpUpuw