Appunti di fotografia [118] – Le facce e le pose nel ritratto

Altra bellissima riflessione tratta da stories di Marco Ragaini (se non lo seguite, correte a farlo!!) riguarda le espressioni e le pose nel ritratto:

Come esseri umani, siamo bravissimi a leggere le espressioni sui volti dei nostri simili. Distinguiamo le espressioni finte da quelle vere, riconosciamo l’imbarazzo in un sorriso che vorrebbe sembrare spontaneo e sentiamo la forza di uno sguardo in cui abita realmente una domanda. Quando guardiamo un ritratto, vediamo soprattutto cosa comunica la persona raffigurata, molto di più di quanto apprezziamo la bellezza formale della foto.

Per questo nei miei lavori di ritratto e di book non mi senterete mai dire “sorridi” o chiedervi una determinata espressione. Tanto meno vi dirò di immaginare situazioni tristi o allegre, di fare viaggi mentali o di recitare una parte. Per me l’espressione che il soggetto avrà in foto deve nascere da ciò che succede sul set e deve riflettere un’emozione reale.

Come durante una conversazione, una sessione di ritratto attraversa diversi momenti e suscita emozioni diverse e autentiche. Di questo dialogo il ritratto è traccia e testimonianza. Il mio compito è di creare e prendermi cura del clima e della relazione per consentire alla persona di essere se stessa. O di essere una parte di sé che magari non conosce ancora.

Come ci mettiamo “in posa” in una fotografia? La domanda non è banale perché la posizione del corpo non ha solo una funzione estetica o compositiva: dice molto della persona e si riflette in qualche modo anche nell’espressione. Il corpo “sa” interpretare e non solo esprimere una posizione. Così, il fatto di essere in una posa comoda o scomoda, chiusa o aperta, naturale o artificiosa, che ci appartiene o che ci è stata assegnata, influisce molto sul risultato del ritratto.

Personalmente, credo che la posa debba appartenere alla persona che viene ritratta. lo posso dare delle indicazioni compositive legate alla mia sensibilità o alla luce, ma desidero che la persona si riconosca nella posizione che assume, che il suo corpo la senta propria e la esprima al meglio.
La posa, in una sessione di ritratto, evolve come evolve la consapevolezza di sé e il percorso che si sta facendo. Così pian piano la persona si appropria sempre di più di se stessa e si mette in gioco nello spazio, esprimendo ciò che è non solo attraverso l’espressione del viso ma attraverso ogni muscolo.

Su questi punti si potrebbero fare ore di dibattito. Ho avuto esperienza di maestri di fotografia all’opera che guidavano in tutto e per tutto, dirigevano completamente corpo e volto per il raggiungimento del proprio scopo e della propria visione. Altri che lasciavano molto (e in alcuni casi troppo) spazio alla libertà.

A mio avviso, il fotografo dovrebbe innanzi tutto chiarire (chiarirsi) lo scopo. Qual è lo scopo del ritratto? C’è un messaggio che una committenza pretende? C’è un messaggio che tu ti vuoi imporre di dare? Definito ciò, come dico sempre io, si comincia a danzare insieme, verso una direzione. Le facce, le pose, la finzione, la naturalezza, la spontaneità dipende da entrambi. Fotografo e fotografato. L’abilità del fotografo nel condurre, e la fiducia del fotografato. La relazione che si crea tra i due e che plasma viso e corpo. Ecco forse la chiave è proprio questa, in gran parte.

Appunti di fotografia [117] – L’imbarazzo nel ritratto

Qualche tempo fa, curiosando tra le stories di Marco Ragaini (se non lo seguite, correte a farlo) leggo una riflessione sull’imbarazzo nel ritratto. Ne trascrivo qui alcune parti di mio interesse:

L’imbarazzo non è un ostacolo alla fotografia di ritratto, è invece una risorsa, perché è un’emozione autentica, che […] “costringe” soggetto e fotografo a un “patto di onestà” in cui entrambi si mettono in gioco cosi come sono.

Inoltre, non è vero che l’imbarazzo è solo di chi posa. In realtà anche chi fotografa prova un’emozione simile, si chiede se sarà all’altezza, se riuscirà a mettersi in sintonia con la persona che ha davanti, se troverà la strada giusta per fare le foto che vorrebbe.
L’imbarazzo quindi apre la porta alla relazione, e lo fa su un piano di autenticità. […]

Da questo spunto si potrebbero aprire tantissimi temi a mio avviso, come quello della comfort zone, dei limiti, dell’incontro, della relazione… ma non mettiamo troppa carne al fuoco. Per stasera può bastare. :)

Appunti di fotografia [112] – Fotografia è esplorazione

La fotografia è esplorazione di territori, anche nel ritratto, che è un territorio dove succedono cose o dove possiamo far succedere cose soprattutto con la luce.

[…] Alcune volte sarà più facile, altre volte sarà più difficile. […]

In questa esplorazione scopriremo luci che magari non sapevamo esistere in quel posto e questo è tutto un bagaglio di conoscenza che ci verrà sicuramente utile.

Toni Thorimbert

Appunti di fotografia [110] – I fotografi dimenticano…

I fotografi di ritratto dimenticano, nella presunzione di guardare l’altro, che sono a loro volta guardati.
Il soggetto ha già capito tutte le dinamiche dopo un’ora. E’ un punto di vista estremamente privilegiato.

Toni Thorimbert

Come sempre il grande Thorimbert con poche parole ti apre un mondo. Ti fa riflettere su un aspetto che solo apparentemente può sembrare scontato ma che di scontato non ha niente. Ti fa capire tra le altre cose, quanto in realtà può essere difficile fare il “ritrattista” e quanto la paura di essere giudicato possa prendere il sopravvento. Ecco, forse, quella dimenticanza può servire a tenere lontana la paura, ma, al contrario, può aprirti a nuove opportunità.

Appunto preso dalla diretta Instagram di Settimio Benedusi con Toni Thorimbert del 19 maggio 2023.

Appunti di fotografia [109] – La fotografia è la mia vita – Sebastião Salgado

La sola cosa vera è che la fotografia è la mia vita.
Tutte le mie foto corrispondono a momenti che ho vissuto intensamente.
Queste immagini esistono perché la vita, la mia vita, mi ha condotto a farle.

Sebastião Salgado

…Salgado che venerdì 12 maggio 2023 all’apertura della mostra Amazônia alla Fabbrica del Vapore a Milano ha fatto un talk a dir poco emozionante! Un’esperienza pazzesca, affiancato da sua moglie Lélia e da Ferdinando Scianna.