2 Nov 2024 |
Dopo quarant’anni dalla sua prima edizione (che in questo momento vedo in vendita a 1800 Euro), ripubblicheranno a brevissimo (20/11/2024) il libro “Viaggio in Italia”, ideato da Ghirri…
Sicuramente un’occasione unica per rivivere un pezzo di storia!
Io l’ho già preso in pre-ordine: https://amzn.to/4hFgauC (link affiliato).
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23 Set 2023 |
Vorrei indicare in questi appunti due tipi di approccio al ritratto. Non c’è quello giusto o quello sbagliato, c’è quello che vi appartiene o quello che decidete di attuare seguendo una motivazione. Ce ne sono anche altri, ma al momento voglio descrivere questi:
Il primo è un approccio in cui il fotografo è completamente ricettivo, pronto a essere invaso dalla persona che ha di fronte. Non verrà fuori il suo io, non sarà un’evidenziazione della propria arte. Potrebbe sembrare quasi un approccio documentaristico da parte del fotografo. Un approccio in cui la direzionalità è quasi totalmente dal fotografato al fotografo. Fotografare grazie al non fare. Lasciare spazio al fotografato di mostrare quello che è. Questa non sarà una fotografia “presa” ma una fotografia “data”. Alcuni fotografi restano quasi totalmente in silenzio. Potrebbe sembrare quasi una fototessera, anche se in realtà non lo è, perché la presenza del fotografo è fondamentale.
Il secondo è un approccio completamente opposto, che si potrebbe definire quasi come un autoritratto del fotografo. Il fotografo potrebbe cercare qualcosa di sé nel fotografato, probabilmente una sua mancanza. Quella ricerca fatta con lo sguardo, con le proprie motivazioni interiori, ma anche con il dialogo che porta fotografato e fotografo da qualche parte. C’è anche la voglia di parlare di sé tramite il fotografato, aiutarsi tramite il fotografato a comunicare qualcosa che si ha dentro. Questo viaggio mostra tanto del fotografo, lo fa esporre tanto quanto il fotografato. La totale apertura del fotografo genera nel fotografato altrettanta apertura. Il fotografo si rivela, si espone. Il ritratto nasce quindi dal mettersi in gioco fino in fondo, dal lasciarsi guardare, dal prendersi il rischio di esporsi. E questo vale per entrambe le parti.
Personalmente mi sento più vicino a questo secondo approccio. Vedo il ritratto come un percorso che si fa insieme al fotografato. Uno scambio paritario di sensazioni, un dialogo anche senza parole, un incontro, un’esperienza bidirezionale che porterà al ritratto.
29 Lug 2023 |
Ti sarà successo sicuramente durante un viaggio di vedere una scena che hai voluto fotografare. A me personalmente si, tante volte. Ma mi è anche successo di restare con l’amaro in bocca perché sentivo che la/le fotografia/e scattata/e avevano quel “non so che” che mancava. Sentivo che qualcosa non andava bene, sentivo che non era abbastanza potente o che tecnicamente aveva degli errori.
Spesso si rinuncia a cercare ciò che vogliamo davvero, spesso “bisogna” andare via, proseguire a camminare, spesso non siamo da soli e vogliamo rispettare le tempistiche dei nostri compagni di viaggio o siamo semplicemente in ritardo per raggiungere il posto successivo.
Ecco, il mio consiglio è quello di cercare di prendersi il proprio tempo durante un viaggio/reportage. Ci sono momenti che non si ripeteranno. Se trovate qualcosa che ha molta importanza per voi, proseguite, soffermatevi, indagate, aggiustate la composizione, l’inquadratura, osservate tutti gli elementi e i dettagli che non vi soddisfano e fate di tutto per migliorarli. Entrate in relazione con la situazione che state osservando. Se c’è qualcosa che non vi convince, perseverate, pensate che ciò che cercate arriverà. A volte non si riesce, a volte si. Ma non demordete (eventualmente nei limiti del rispetto del tuo soggetto). In fondo quello che viene dopo può aspettare, o un compagno di viaggio può attendere qualche minuto in più. Capirà la vostra passione e magari potete condividere con lui il perché di questa attesa.