Appunti di fotografia [180] – Ritratti, suggerimenti

Ho da poco seguito il webinar “Ritratti fotografici con Sony” del 25/9/2024. Era ovviamente fatto ad hoc per pubblicizzare il nuovo Sony 85 mm f/1.4 GM2, ma ho comunque cercato di andare oltre, ascoltando tutto ciò che di interessante poteva essere detto dai tre fotografi professionisti invitati.

Nell’ultima parte del webinar veniva chiesto loro di dare dei consigli o degli spunti di riflessione a chi fa ritrattistica o per chi comunque lavora con persone.

Voglio condividere con voi le risposte (non ho messo le virgolette perché potrei essermi perso qualcosa, ma in sostanza è ciò che è stato detto):

Sandra Hallnor: I think one of the biggest things for me was when I worked up the courage to actually step back to not stress when I have the subject and the model in front of me, whether it’s a child or a family or whoever I’m taking a picture of, just take a moment, take a step back, and think about the light, can I use it in a better way? The composition, everything that’s around. Because I think a lot of photographers, they feel really stressed and worried about how is the person feeling on the other side of the camera. So they shoot, shoot, shoot and they’re like they want it to be quick and they want the person to feel comfortable. But just take a few seconds and actually analyze the location, preferably before you get there, but also when you start to shoot, because sometimes the first idea isn’t the best one. So that would be my advice. Just take a moment, take a breath and look through the images.

Morten Rygaard: I would say have fun. Come out and just play around. Just don’t take the same photo; when you have taken one photo, just play around. Come up in the hide and lay on your stomach. Look at your background. It just have a really really good time and again, create a positive environment, because you will get so much more from everybody who is on the shoot when we are laughing and when we’re having a good time. Be kind to everybody, smile, respect everybody, just make this beautiful, beautiful environment when you are out shooting. Again, play around, make a lot of mistakes. Because if you are making a lot of mistakes, come home and see “how can I do it better next time”. And I remember when I was four years old, my dad gave me my first advice. He said “Morten, when you do a portrait, always get the sun shine on the nose, and after that you can always break that rule. I like that rule when you are starting out. I was four years old. So then you know the light […]. After that, he gave me a lot of more assignments, […]. After that, when you learn all the rules, composition and lighting, everything break the rules. So, have a lot of fun, come out there and play around, make a lot of mistakes, analyze and go back out the next day. The most important thing: photograph what you love and you will be really good at it.

Jana Weisbrich: In my opinion, there are two key points in portrait photography that are important aside from the technical aspects. The first is understanding the light, how to use the available light to your advantage. […] And even more important for capturing great portraits is your relationship with the person you are photographing. When they trust you and your work, and feel comfortable enough to let go, you have the possibilities to capture some authentic photos. And I think people are fundamentally different, so observe them and give them what they need in that moment. Tell them what they are doing well, so they can reflect on it. And so here’s a tip from me: if you are starting out in photography, book a mentoring season with a photographer you look up to, because you don’t have to go it alone. And I made it also in the beginning of my career as already mentioned. I think that this can significantly shorten your path to the kind of photos you want to create. And practice photographing every 3 minutes you have, wherever you want, vacation or at the home with your family. Take every opportunity to improve.

Appunti di fotografia [124] – Fotografare le persone

Qualche appunto sul fotografare le persone, in viaggio e non.

  • Non avere paura delle persone, sono esseri umani come te
  • La macchina fotografica agli occhi, genera distanza, genera una barriera. Più grossa è, più generi una barriera.
  • Usare il tuo strumento come un gioco.
  • Presta la tua macchina, fai vedere che può essere un gioco.
  • Non aver paura di fare fotografie stupide all’inizio.
  • Prima parla con le persone, cattura la loro fiducia. Poi alza la macchina fotografica.
  • Presentati, parla di te, descrivi il tuo progetto, comunica la tua intenzione a non essere invadente.
  • Crea empatia con i sorrisi, con l’attenzione, con il sincero interesse nei loro confronti. Le persone se ne accorgono.
  • Se puoi/vuoi, accorcia le distanze (emotive e fisiche) usando un grandangolo. Che in genere è più corto. Ovviamente sempre se ciò che vuoi comunicare è coerente con l’obiettivo usato.
  • Se puoi/vuoi, all’inizio, usa la macchina fotografica non sull’occhio ma dal basso. Solo successivamente potrai metterla al viso.
  • Se ricevi dei “no”, è tutto lecito, non ci sono problemi. Fai un tentativo di insistere (con moderazione), facendo capire la tua buona fede. Ma non troppo, distingui le situazioni.

Appunti di fotografia [84] – Richard Avedon… dopo la mostra

Alcune delle frasi che ho letto alla mostra “Relationships” di Richard Avedon (Palazzo Reale, Milano) che vorrei condividere:

I miei ritratti riguardano più me stesso che le persone fotografate.

Se passa un giorno senza che io faccia qualcosa che riguardi la fotografia, sento di aver tralasciato qualcosa di fondamentale per la mia esistenza; come se avessi dimenticato di svegliarmi.

Penso che il fascino sia la la capacità di essere veramente interessati agli altri.

Spesso sento che le persone vengono da me per essere fotografate come andrebbero da un medico o da una cartomante: per sapere come stanno. Quindi dipendono da me. Devo coinvolgerli.”

Penso che tutta l’arte riguardi il controllo – l’incontro tra il controllo e l’incontrollabile.

Sono sempre le persone a stimolarmi. Quasi mai le idee.

Preferisco sempre lavorare in studio. Così i soggetti vengono isolati dal proprio contesto e diventano, in un certo senso… simboli di loro stessi.

Le mie fotografie non scendono sotto la superficie. Non scendono sotto nulla. Piuttosto, leggono la superficie. Ho molta fiducia nelle superfici. Una buona superficie è piena di indizi.

Le immagini di Avedon ci raccontano la loro storia senza ricorrere alle parole. Catturano un momento nel tempo eppure rimangono eterne.”

Appunti di fotografia [66] – Fotografare le persone – Kaupo Kikkas

Kaupo Kikkas spiega il suo approccio nel fotografare le persone:

C’è un detto che amo che dice: “Per scattare foto di qualità ci vogliono fotocamere di qualità. Per scattare grandi foto ci vogliono cuore e anima”.

Credo che fotografare gli esseri umani sia il settore più dinamico e stimolante in campo fotografico. I fotografi non dovrebbero mai dimenticare che posare per una foto è un atto di fiducia. È un’arte fragile e delicata da rispettare.

A volte, i miei soggetti dicono di amare la mia sicurezza perché li fa sentire più a loro agio. Questa sicurezza deriva dal fatto di essere ben preparati, almeno tecnicamente. Per esempio, se ti concentri troppo sui numeri F e sulla gestione della fotocamera, semplicemente non ti rimane abbastanza attenzione da dedicare al tuo soggetto.

Conosci la tua attrezzatura e usala.

La cosa bella è che la mia fotocamera pensa già a tutto, permettendomi di mantenere l’attenzione concentrata sull’aspetto più importante dell’immagine: il soggetto. […]

Un fotogramma, una storia

Dovete pensare al fotogramma come alla tela per un pittore. Uno degli errori più comuni dei principianti è mettere a fuoco la persona che ritraggono, dimenticando il resto dell’immagine. Ciò significa che riempiono due terzi della “tela” con qualcosa di scarsa importanza, e non dovrebbe essere così. Con questo in mente, mi avvicino a uno scatto pensando che non esistano sfondi, né primi piani ma solo un’unica cosa, o persona, ossia la storia all’interno del fotogramma.

Se lavoro con una persona, cerco sempre di immaginarmi la sua storia e di enfatizzarla pensando a come la racconterò attraverso il mio obiettivo. Anche se si tratta di un semplice primo piano in bianco e nero, devo comunque convincere innanzitutto me stesso del perché sono lì e di cosa sto facendo.

Ciò che lo spettatore vedrà nel fotogramma dipende dalla lunghezza focale dell’obiettivo che uso. Scatto attualmente a 135 mm con un obiettivo 135 mm f/1.8 G Master incredibilmente nitido. Me ne sono innamorato la prima volta che l’ho provato. In genere, lo riservo agli scatti ravvicinati e a figura intera per il suo effetto bokeh, il più morbido in assoluto. Uso anche l’85 mm e il 24-70 mm G Master. Sono questi i tre obiettivi con cui scatto circa il 90% dei ritratti, pur prediligendo il 135 mm. Quando, però, mi sposto e voglio viaggiare leggero, ne porto con me uno solo, a seconda del progetto.

Composizione

La composizione è un po’ come un gioco. Occorre conoscere a fondo, quasi a livello di subconscio, solo una manciata di regole, dopodiché, sei libero di improvvisare e farti prendere dai lampi di ispirazione della seduta. È come nella musica: prima di improvvisare, devi conoscere lo spartito.

Se non conosci bene le basi e inizi a improvvisare, la composizione potrebbe risultare scombinata: l’idea può anche essere buona ma l’inquadratura generale può risultare disordinata. È una situazione che vedo spesso ed è particolarmente pericolosa per le persone di talento che, avendo molte idee, pensando di poter sfuggire alle regole di base.

Illuminazione

Illuminare un soggetto non significa solo accendere o spegnere una luce. La luce possiede molte qualità: il colore, l’intensità, la nitidezza e la direzione. L’aspetto più importante è analizzare e capire la luce presente sulla scena e solo dopo decidere cosa volerne fare.

Per me, il processo di illuminazione inizia spesso con piccoli movimenti, piuttosto che tutto insieme, per esempio aggiungendo grandi luci, stativi e softbox. Spostare il soggetto anche solo di pochi metri, infatti, può cambiare totalmente la luce così come variare l’angolo di ripresa può stravolgere la prospettiva e lo sfondo, modificando nel complesso l’equilibrio della composizione e della luce.

Questi appunti sono stati presi dal link: https://www.sony.it/alphauniverse/alpha-academy/articles/…
Alpha Academy è una bella idea di Sony che contiene tanti articoli interessanti. Dategli un’occhiata. :)

Appunti di fotografia [56] – Il bello di mostrare le tue fotografie

Trovo che uno degli aspetti più belli di mostrare una serie di fotografie, non sia avere la conferma che queste siano apprezzate, ma sia quello di osservare le reazioni delle persone, capire quali messaggi sono stati compresi, sapere quale secondo loro è la “migliore” e perché, e analizzare la mia reazione quando la mia foto preferita non è la preferita degli altri.

Gabriele Caracciolo