Appunti di fotografia [105] – Il ritratto come il ballo

Eh, si, ho un passato da ballerino, atleta, competitore. Ed è proprio da quel mondo che mi è venuta in mente questa similitudine:

Nel ritratto, ogni incontro è differente, ed è un po’ come quando ballavo: non sai mai come sarà il ballo con chi hai di fronte, non sai se riuscirai a condurre bene e non sai come si comporterà la ballerina, ma l’unica cosa certa è che metterai il massimo impegno per avere la giusta connessione.

Gabriele

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Ultimo aggiornamento: 11/04/2023

Appunti di fotografia [104] – Che cos’è la fotografia? – Toni Thorimbert

Come sempre, ascoltare Thorimbert è una gioia per le orecchie. Per caso sono incappato in un podcast di “IL BAZar AtOMICo” (nello specifico l’episodio 91) in cui Toni era l’ospite. Le risposte ad alcune domande che gli hanno rivolto, hanno proprio catturato la mia attenzione e le ho trascritte qui:

Per te cos’è l’atto di fotografare? Cos’è la fotografia?

E’ il più grande atto di seduzione. Ma non del fotografo. E’ la fotografia che è un atto di seduzione.

Una volta mi chiesero […] “qual è stata la tua musa?”. Io ho detto “ma veramente la mia musa è la fotografia”. Io sono innamorato di lei. Ed è lei che risponde a ciò che io desidero. Poi mi sono servito di quello che avevo davanti per raccontare me stesso attraverso quello che fotografo.

Quanto è importante per te lo stato d’animo che hai mentre fotografi? Qual è lo stato d’animo che ricerchi quando stai facendo uno shooting?

E’ un po’ il lavoro dell’attore. Tu puoi essere completamente fuori dalla parte e poi quando fanno ciak sei in quella parte lì. In quella parte lì sei tu in quel momento, anche se 5 minuti prima potevi essere un altro tu.
L’agire della fotografia porta con sé per me un’energia che è quella, e io mi ci ritrovo bene là dentro. Anche se ho sempre il pathos. Quando devo iniziare a scattare mi chiedo sempre cosa succederà. Ma anche perché io cerco di lavorare senza rete dentro questa cosa. E’ come un attore, l’attore che lavora con la rete imita un’emozione, se tu invece la vivi quell’emozione lì, sai come inizi ma forse non sai come va a finire. Mantenere questo non sapere come vanno a finire le cose è eccitante secondo me. E’ una perdita totale di sé, dell’ego. Un fotografo, come ogni artista, come ogni persona, l’ego ci spinge alle volte, ci porta anche avanti, vogliamo avere dei riconoscimenti, è giusto… abbiamo ambizioni, però certo, una cosa che non devi portarti dietro quando fotografi è l’ego. E’ l’unica cosa che non si deve mettere tra te e il tuo soggetto. Nel momento di fotografare ti devi mettere da parte.

Come si fa?

Devi avere la capacità di perdere. Accettare fino in fondo la possibilità di non farcela o di non farlo o di perderlo o di non averlo.

Noti una corrispondenza della qualità del tuo lavoro rispetto la quantità di smarrimento che hai vissuto?

Certo. Logico.

Che emozione provi quando accade? Quando ti perdi è l’opera che si fa attraverso te, no?

L’opera si fa, e tu lo capisci perché si distacca completamente dal resto.
Io sono arrivato a dire “io non sbaglio mai una foto”. E’ un assunto. Perché non la sbaglio mai? Perché qualsiasi errore che io faccio non è altro che lo specchio di me in quel momento. Quindi se sono io, in che senso è sbagliata? E’ sbagliata in cosa?

Appunti di fotografia [103] – Guardando un ritratto…

Non so se qualcuno abbia mai avuto questo pensiero, ma è una riflessione che sto facendo in questo istante e me la voglio appuntare.

Il fotografo, quando guarda un ritratto che ha fatto a qualcuno, vedrà un po’ di più sé attraverso lui.

I fotografato, invece, vedrà un po’ di più sé attraverso il fotografo.

Gabriele.

Appunti di fotografia [102] – La ricerca del consenso in fotografia

Qualche settimana fa, mi sono imbattuto in due video su Instagram di Paolo Crepet sul consenso, sulla ricerca del consenso. In questo mondo fatto di LIKE la ricerca del consenso ci entra nelle vene. Per questo motivo tale video ha catturato la mia attenzione e ho voluto traslarla nel mondo della fotografia. Ecco qui:

Ricordatevi: “Never play for the audience”, non suonate mai per il pubblico. Suonate per voi.
Non si fanno cose per gli altri, non si cerca il consenso ad ogni passo.
Bisogna avere una visione delle cose, e avere il coraggio di andare avanti con quella visione.
Se poi troverete qualcuno che vi applaude, qualcuno che vi accompagna per un pezzo della vostra vita, tanto meglio, sennò si va avanti lo stesso.

Non abbiate paura di essere valutati e giudicati.
È giusto essere valutati e giudicati.
Voi sapete quello che state facendo, e lo state facendo al meglio delle vostre possibilità.
Qualcuno troverà qualche vostra idea sbagliata… interessatevene il giusto.
Non interessatevi del consenso! Né ora, né mai.