Ho appena comprato il libro di Gabriele Basilico, Milano, e sono rimasto folgorato già nelle prime pagine dalla lettera che ha scritto. La riporto di seguito per stuzzicare in voi un po’ di curiosità, per farvi capire anche il calibro delle fotografie contenute nel libro…

“LETTERA ALLA MIA CITTÀ”, Gabriele Basilico

lo vivo in questa città.

Amo questa città come si può amare qualcuno a cui ci lega un vecchio rapporto di familiarità e di amicizia. È la città nella quale sono cresciuto. Ha dato forma anche alle mie passioni, alle mie speranze, alle mie angosce.

Ammiro le parti belle e le parti misere del suo corpo, dai quartieri alle case, ai muri, ai selciati.

Ha una sua bellezza e una sua bruttezza, esterne, misurabili, che sono l’incarnazione della sua storia, che si esprimono nei suoi caratteri fisici e che acquistano maggiore senso nel confronto con altre città.

Questa città è simile a un essere vivente, è un organismo che respira e si dilata sopra di noi, attorno a noi, come un mantello protettivo che ci avvolge e ci confonde nello stesso tempo.

Negli anni è diventata per me come un porto di mare, un luogo privato dal quale partire per altri mari, per altre città, per poi ritornare e quindi ripartire. Un porto, cioè un luogo fermo, stabile, dove accumulare reperti e impressioni di luoghi lontani.

Immagini che si depositano nella memoria, come una sostanza che la città sa far propria e trattenere, ma che sa restituire metabolizzata in altre immagini, ricomponendo presente e passato, vicino e lontano, a piacimento, secondo le pulsazioni del cuore.

Questa città mi appartiene e io le appartengo, quasi fossi un frammento fluttuante nel suo immenso corpo.

Mi ossessiona un bisogno costante di conoscenza della sua fisicità, un bisogno di rileggerne di nuovo i tratti, le parti nascoste ma anche i luoghi noti e le sembianze più conosciute.

Tra noi c’è un varco aperto che permette uno scambio continuo di percezioni e un punto di vista speciale.

Talvolta ho l’impressione che si manifesti in modo più nitido, all’improvviso dinanzi agli occhi, che mi informi del suo ingombro, della sua consistenza, della sua materia e della sua fisicità.

La città mi investe e mi abita.

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