Appunti di fotografia [104] – Che cos’è la fotografia? – Toni Thorimbert

Come sempre, ascoltare Thorimbert è una gioia per le orecchie. Per caso sono incappato in un podcast di “IL BAZar AtOMICo” (nello specifico l’episodio 91) in cui Toni era l’ospite. Le risposte ad alcune domande che gli hanno rivolto, hanno proprio catturato la mia attenzione e le ho trascritte qui:

Per te cos’è l’atto di fotografare? Cos’è la fotografia?

E’ il più grande atto di seduzione. Ma non del fotografo. E’ la fotografia che è un atto di seduzione.

Una volta mi chiesero […] “qual è stata la tua musa?”. Io ho detto “ma veramente la mia musa è la fotografia”. Io sono innamorato di lei. Ed è lei che risponde a ciò che io desidero. Poi mi sono servito di quello che avevo davanti per raccontare me stesso attraverso quello che fotografo.

Quanto è importante per te lo stato d’animo che hai mentre fotografi? Qual è lo stato d’animo che ricerchi quando stai facendo uno shooting?

E’ un po’ il lavoro dell’attore. Tu puoi essere completamente fuori dalla parte e poi quando fanno ciak sei in quella parte lì. In quella parte lì sei tu in quel momento, anche se 5 minuti prima potevi essere un altro tu.
L’agire della fotografia porta con sé per me un’energia che è quella, e io mi ci ritrovo bene là dentro. Anche se ho sempre il pathos. Quando devo iniziare a scattare mi chiedo sempre cosa succederà. Ma anche perché io cerco di lavorare senza rete dentro questa cosa. E’ come un attore, l’attore che lavora con la rete imita un’emozione, se tu invece la vivi quell’emozione lì, sai come inizi ma forse non sai come va a finire. Mantenere questo non sapere come vanno a finire le cose è eccitante secondo me. E’ una perdita totale di sé, dell’ego. Un fotografo, come ogni artista, come ogni persona, l’ego ci spinge alle volte, ci porta anche avanti, vogliamo avere dei riconoscimenti, è giusto… abbiamo ambizioni, però certo, una cosa che non devi portarti dietro quando fotografi è l’ego. E’ l’unica cosa che non si deve mettere tra te e il tuo soggetto. Nel momento di fotografare ti devi mettere da parte.

Come si fa?

Devi avere la capacità di perdere. Accettare fino in fondo la possibilità di non farcela o di non farlo o di perderlo o di non averlo.

Noti una corrispondenza della qualità del tuo lavoro rispetto la quantità di smarrimento che hai vissuto?

Certo. Logico.

Che emozione provi quando accade? Quando ti perdi è l’opera che si fa attraverso te, no?

L’opera si fa, e tu lo capisci perché si distacca completamente dal resto.
Io sono arrivato a dire “io non sbaglio mai una foto”. E’ un assunto. Perché non la sbaglio mai? Perché qualsiasi errore che io faccio non è altro che lo specchio di me in quel momento. Quindi se sono io, in che senso è sbagliata? E’ sbagliata in cosa?

Appunti di fotografia [93] – Toni Thorimbert e Ricordi Stampati

Nella story Instagram del 3 dicembre Toni parla del progetto Ricordi Stampati.
Agli inizi, quando facevano un ritratto, lo pensavano per i giornali, non per la persona ritratta. All’inizio della carriera negli anni 80 non c’era il diritto di “veto” sul ritratto che ti facevano.
Toni nasce nel periodo dell’idea che il ritratto non deve piacere alla persona ritratta. Un pensiero figlio un po’ di Avedon che tendeva a tirar fuori degli aspetti che potevano non piacere. Più o meno anche Irving Penn.

Passando a Ricordi Stampati, 5-6 anni fa, Settimio Benedusi aveva allestito una tenda di Ricordi Stampati in un mercato. All’epoca poteva essere una foto A4 a 50 Euro.
Qualcuno entrava a farsi fare un ritratto.

Più avanti si allestì un temporary store, sponsorizzato da HP. Quindi essendo fotografie gratis, la fila fuori era di gente comune che desiderava farsi un ritratto.

L’idea quindi di tornare a un ricordo stampato (identità, ricordo, per sempre,…) in un’epoca digitale, è stata, in sostanza, un’innovazione.

Un giorno del 2019, Settimio propone a Toni e Greta di fare Ricordi a Firenze.
Allora andarono a fare Ricordi al mercato centrale. Però, contrariamente al sopralluogo fatto mesi prima, a dicembre si moriva di freddo e fu un po’ il posto sbagliato al momento sbagliato. :) Si è partiti malissimo, non funzionava, si provava a fare foto agli amici sperando diffondessero il verbo. Poi quando stava per finire, sono esplose le richieste. Verso Natale, regali,… insomma, ha funzionato! Avevano così tanto lavoro da non sapere più dove stampare. :)

Paragone con il cibo: puoi mangiare per sfamarti con poco, o arrivare a un ristorante stellato. C’è un percorso di cura, di qualità,… che trasforma la cucina in un’esperienza. Differenza tra cucinare per sfamarsi o per raccontarti una storia.
La stessa cosa vale con i ritratti.

Appunti di fotografia [92] – Toni Thorimbert a Marettimo

Nella diretta Instagram del 26 novembre, Toni ha parlato del workshop a Marettimo “The dreamers island”. WS dedicato principalmente ai fotografi di matrimonio.
Ha portato la sua conferenza “ispirazioni” che mette a confronto il suo lavoro (Carta stampata) e quella dei suoi ispiratori.
Poi ha fatto un workshop di 2 giorni.
Nei suoi workshop preferisce non scattare, per evitare che il suo modo di fare può essere scambiato per IL modo di fare il ritratto. Sia perché ogni volta è diversa, tutto cambia da persona a persona, sia perché il rischio è che i partecipanti diventino un’imitazione del fotografo che fa vedere. A Toni interessa sviluppare le capacità proprie dei partecipanti.

Digressione: è interessante anche “passare dall’altra” parte per sentire quello che il fotografo mi porta: quando mi prende in mano, quando mi lascia andare, quando mi sostiene da un punto di vista mentale, psicologico, so quando mi fa sentire bene, quando mi fa sentire bello, quando invece mi lascia da solo e non so più cosa fare.

Quando sei fotografo di matrimonio, una cosa è certa: non ti puoi permettere di perdere la foto. Quindi lui ha cercato di capovolgere un po’ la situazione, mettendoli nella condizione di perdere la fotografia, quindi dando la possibilità di fare uno scatto solo!
Non rincorrere continuamente l’idea del risultato. L’idea del “ce l’ho!”.

Siamo abituati a pensare il ritratto come qualcosa che viene preso.
Sensazione di frustrazione quando il soggetto non fa quello che tu vuoi. Ciò produce una sorta di mediocrità della fotografia di ritratto di oggi. La sensazione del “non succede granché” causato dal fotografo (ad esempio con atteggiamento predatorio). One shot, quindi, mette in discussione tutto questo.

L’idea di lasciar andare via la foto, di scattare solo quando si stabilisce un gioco, una connessione, vale mille scatti nel tentativo di portare a casa qualcosa.

La luce dovrebbe raccontare in un ritratto il 70-80% della sensazione di quello che sta avvenendo tra fotografo e soggetto. Il 20% che rimane, lo esprimerà il soggetto.
Non c’è una luce standard attraverso cui poi il soggetto si esprime.
La luce si misura in millimetri, quindi la luce non è sempre quella! L’impostazione potrebbe essere sempre quella, ma la cambiamo noi.

Appunti di fotografia [89] – Un altro workshop di Toni Thorimbert… Siena

In quest’altra interessante diretta Instagram del 18 novembre, Toni Thorimbert ha parlato di un altro workshop che ha tenuto per Leica Akademie nella provincia di Siena alla fine di ottobre.
Non usa un approccio “io faccio e voi fate quello che faccio io”. Perché non vuole far passare che il SUO modo deve essere anche il TUO o quello di tutti. Ognuno vuole che ogni studente sviluppi la sua UNICA capacità di interagire con il soggetto.

– Lee Friedlander (anche in questo caso libro self-portrait. Il fotografo che afferma la sua presenza in quel luogo. Si creava un dittico con una foto di Lee e una dello studente).
Ogni immagine suona una nota. E’ stato interessante vedere che foto che somigliavano “strutturalmente” alla foto di Lee, spesso non erano della stessa nota della foto di Lee. Altre invece completavano la foto di Lee perfettamente, suonando molto bene.
– Avedon… foglio bianco e teatralità. Questa volta lui ha detto: io sono l’art director di un nuovo giornale di Leica. Voglio una copertina che descriva la connessione-relazione del fotografo con la sua Leica.

Al workshop ha lavorato molto anche sulla comunicazione non verbale.

Attenzione alla postura predatoria del fotografo!

– Lavori di Arnold Newman. Ritratto come progetto. Controllo totale dell’inquadratura. Ritratto non come istantanea ma come progetto. Capacità di ambientare il soggetto nello spazio. Ha mandato i partecipanti a fotografare degli sconosciuti. Creare un trittico: foto ambientata, primo piano e dettaglio. Quindi una sorta di narrazione. Ciò non è scontato. Gestire l’inquadratura in modo che ci siano informazioni sul soggetto e solo ciò che serve a caratterizzare l’ambiente, senza informazioni ridondanti e inutili.

– Araki. Vive una tale tragedia come la morte della moglie. Emozionante. Toni ha fatto un impaginato con una foto di Araki da una parte e una pagina bianca dall’altra. Erano 8. Tema “oscenità del male/dolore”.
Il tempo per fare il lavoro era qualche ora ma ha portato a ottimi risultati da parte dei partecipanti.

Appunti di fotografia [88] – Toni Thorimbert – Autori e body language

In una interessante diretta Instagram Toni Thorimbert ha parlato del suo workshop Body Language, degli autori (fotografi) su cui hanno lavorato e sull’atteggiamento del fotografo:

– Lee Friedlander (libro self-portrait. Noi siamo sempre nell’immagine. Il fotografo capisce dov’è nel mondo. Lee racconta l’America attraverso la sua presenza nelle immagini. Il proprio agire verso il mondo)
– Edward Quinn (capacità di cogliere il legame, lo spazio emotivo tra le persone, le sfumature delle relazioni tra gli altri che diventano tangibili nei suoi lavori. Il fotografo diventa testimone di una relazione. Andare in giro nei bar,… Cogliere l’intensità del legame tra gli altri)
– Araki (l’oscenità del dolore. L’agonia sulla perdita della moglie. Foto della morte, malinconia,… Fotografo notturno. Esplorare la notte. Intima, mistero, oscuro)
– Avedon (l’Avedon del fondo bianco. Senza oggetti, tu e io. Linguaggio del corpo. Anche il fotografo ha un corpo. Fare un ritratto senza parlare. Agire tu per primo)
– Arthur Tress (Inconscio. Un’immagine più interiore. Emozioni dal mondo dei sogni. Usare il mondo reale per parlare di quello che hai dentro)
– Ren Hang (Con l’aiuto di due modelle. Usare il corpo per stabilire nuovi linguaggi. Astrazioni. Ren mostra tutto. Intrecci, rapporto del corpo con la natura)

Tutto molto interessante per la pratica del ritratto!