Appunti di fotografia [46] – Coinvolgere o osservare

Il genio di Richard Avedon stava nel suo essere un grande comunicatore. Tirava fuori il meglio dai suoi soggetti. Io invece osservo. Avedon sapeva parlare alla gente. Sapeva scegliere gli argomenti. Non appena riesci a coinvolgere una persona, la sua faccia cambia. Si anima. Dimentica di essere davanti al fotografo. Si concentra e assume un’espressione più interessante. Io, però, sono talmente impegnata a guardare nell’obiettivo, che non riesco a parlare. Non ho mai avuto quel dono. Ho lo stesso problema con le mie figlie: so che devo interagire di più, so che devo lasciarmi coinvolgere, ma amo restare semplicemente a guardarle.

Tratto dal libro “Fotografie di una vita 1990-2005” di Annie Leibovitz.

Appunti di fotografia [14] – Elliott Erwitt

Adriana Lopez Sanfeliu a Elliott Erwitt: “posso farti una domanda?” “perché dici che l’ultimo scatto è sempre il migliore?”
Elliott Erwitt “perché in teoria si scatta finché non si ottiene la foto giusta, quindi è l’ultima quello che ti interessa”.

La fotografia è solo un punto di vista espresso con serenità e passione.
Ma senza fare troppo rumore. E’ la foto che deve fare rumore.

Mi piace scattare foto che motivino il tempo impiegato e i soggetti.
Cerco di scattare foto che comunichino qualcosa, non grandi cose, solo un lavoro fatto bene.

Niente è serio, tutto lo è.

Diciamo che prendo seriamente il fatto di non essere serio. Essere serio non essendolo.

Gli elementi di una buona fotografia sono la composizione, il soggetto e la magia.

Tratti da: Bianco e nero – Rai 5, Art night, St. 2020/21, Ep. 24.