Appunti di fotografia [148] – Un consiglio per futuri fotografi, by Jason Smith

Alla domanda: quale consiglio daresti a un giovane che spera in un futuro nel mondo della fotografia?

Jason Smith risponde: I think that to be a photographer is to be somebody who can learn the technical aspects quite easily. Photography is a technical exercise, is very straightforward. What is interesting about photography is what you shoot, not how you shoot it. So, for me, my obsession, my interest is contemporary artists, so that’s what I do. So I think, if you’re a writer, you are picking the subject matter that you are interested in writing about. It’s very difficult to take a picture of something that you don’t care about, so I care about what it is that I am taking pictures of, and I think that shows, if you take pictures of something you don’t care about, how can we make a good picture. So, you should find… think about what it is that you love and you want to do and you want to investigate and that is the advice for a photographer, not to get obsessive about technical matters, of course it is important, but it is really the content more than it is the technical, to me.

Tratto dal video: https://www.youtube.com/watch?v=6fDTeUQBwcQ

Appunti di fotografia [91] – Le fotografie “riuscite” per Robert Doisneau

Le fotografie che mi interessano, quelle che trovo riuscite, sono quelle aperte, che non raccontano una storia fino alla fine, ma lasciano allo spettatore la possibilità di fare a sua volta un pezzetto di strada insieme all’immagine, di continuarla e concluderla a proprio piacimento: una specie di trampolino del sogno.⁠

Robert Doisneau, Zoom, n° 34, gennaio 1976

Appunti di fotografia [84] – Richard Avedon… dopo la mostra

Alcune delle frasi che ho letto alla mostra “Relationships” di Richard Avedon (Palazzo Reale, Milano) che vorrei condividere:

I miei ritratti riguardano più me stesso che le persone fotografate.

Se passa un giorno senza che io faccia qualcosa che riguardi la fotografia, sento di aver tralasciato qualcosa di fondamentale per la mia esistenza; come se avessi dimenticato di svegliarmi.

Penso che il fascino sia la la capacità di essere veramente interessati agli altri.

Spesso sento che le persone vengono da me per essere fotografate come andrebbero da un medico o da una cartomante: per sapere come stanno. Quindi dipendono da me. Devo coinvolgerli.”

Penso che tutta l’arte riguardi il controllo – l’incontro tra il controllo e l’incontrollabile.

Sono sempre le persone a stimolarmi. Quasi mai le idee.

Preferisco sempre lavorare in studio. Così i soggetti vengono isolati dal proprio contesto e diventano, in un certo senso… simboli di loro stessi.

Le mie fotografie non scendono sotto la superficie. Non scendono sotto nulla. Piuttosto, leggono la superficie. Ho molta fiducia nelle superfici. Una buona superficie è piena di indizi.

Le immagini di Avedon ci raccontano la loro storia senza ricorrere alle parole. Catturano un momento nel tempo eppure rimangono eterne.”