Miglior robot aspirapolvere e lavapavimenti

Se cercate il miglior robot aspirapolvere e lavapavimenti siete nel posto giusto! Dopo tantissime ricerche, letture di recensioni, visione di comparative e test online,… ho scelto il mio robot che aspira e lava! Secondo me il migliore!

Scriverò qui di seguito i punti che me l’hanno fatto scegliere e gli unici due punti che mi hanno fatto storcere il naso.

Miglior robot aspirapolvere e lavapavimenti

Secondo me, è lui il migliore: DREAME L20 ULTRA (e se volete c’è anche la versione completa con tanti accessori aggiuntivi).

Pro

  • Il grande motivo che me l’ha fatto scegliere: pulisce i bordi! Grazie ad un braccio che si estende, il mocio lava anche i bordi. In quasi tutti gli altri robot che ho visto (a parte un altro sempre della dreame), anche quelli quadrati, i moci sono fissi e/o lasciano sempre uno spazio non pulito lungo i bordi!
  • La base è completamente automatica! Auto-svuotamento, auto-pulizia, auto-asciugatura dei moci, auto-aggiunta del detergente!! E c’è anche il kit (io non ce l’ho) per collegarlo all’impianto dell’acqua di casa!
  • Aspirazione eccezionale (7000 Pa).
  • Rimozione/sollevamento dei moci quando serve.
  • Garanzia di 3 anni.

Contro

  • Non è economico! Beh, è il top di gamma e si fa pagare! In questi giorni lo vedo a 1190 €, ma in tempo di sconti è arrivato a 999 €.
  • Occupa molto spazio, quindi assicuratevi di averne abbastanza. Le misure che leggo in questo momento su Amazon sono: ‎50 x 50 x 28 cm.

Alternative

  • Una validissima alternativa meno costosa (che tra l’altro sarebbe stata la mia seconda scelta!!) è il Dreame L10s Ultra (899 € circa), che, grazie all’ultimo aggiornamento, riesce anche a pulire i bordi con una rotazione del “di dietro”!! :) Molto più compatto rispetto l’L20 Ultra, ma con qualcosina in meno. Per chi non ha budget (o spazio) per il top di gamma, questa è sicuramente la scelta da fare!

Note finali

Si lo so, il tema non c’entra niente con la fotografia o con l’informatica (in realtà, volendo, tocca entrambi gli argomenti), ma il mio “nerdismo” è venuto fuori… :)

Appunti di fotografia [99] – Toni Thorimbert, l’uso del cavalletto

Ogni volta che ascolto Toni Thorimbert parlare di fotografia, è un’esperienza! Credo sia uno dei maestri di fotografia italiani contemporanei più preparati e più coinvolgenti in assoluto.
La sua diretta Instagram del 17 febbraio 2022 è stata illuminante e non sono riuscito a non prendere appunti.

Ha parlato del cavalletto, del quando e del perché utilizzarlo, prendendo come riferimento il fotografo Arnold Newman e i suoi lavori.

Il cavalletto.

È un bell’aiuto, quando necessario.
Ad esempio in un ritratto ambientato, quando nei bordi dell’inquadratura devono esserci “cose” che devono apparire nell’immagine.
Cavalletto utile per un’immagine progettata attentamente.
Il cavalletto aiuta a stabilire un territorio ben delimitato in cui si svolge l’azione.
Dopo avere aggiustato tutto il contesto il fotografo si può dedicare completamente al soggetto.
E il soggetto stesso si sente libero di esprimersi nel migliore dei modi.

Newman ha una precisione maniacale per il contesto.

Si crea una foto “letteraria”, che è al pari di un romanzo, che dalla prima all’ultima parola descrive una persona in un ambiente. Ma lo definisce millimetricamente.
Ciò è in contrasto un po’ con quello che sta accadendo adesso con la fotografia che viene fatta “un tanto al chilo”.
E’ necessaria l’attenzione al dettaglio. Nella fotografia ambientata, ogni cosa che tu includi in quel rettangolino deve dire qualcosa di sensato su quella persona, su quello spazio, e trovare una sua armonia di racconto. E il cavalletto in questo è fondamentale.

Usare il cavalletto può essere di grande aiuto anche quando non lo usi. Ovvero, questo progettare nei minimi dettagli la scena, ti aiuta quando usi il cavalletto ma ti aiuta enormemente quando non lo usarai.
E’ sbagliato ritagliare? No, ma vuol dire che non stiamo avendo l’esatto controllo dell’inquadratura, di ciò che c’è e di ciò che non c’è.
Ciò potrebbe non essere un grosso problema in caso di ritaglio, diventa un problema se non c’è quello che realmente volevamo ci fosse.

Bisogna avere quindi consapevolezza di quello che stiamo facendo, avere i mezzi giusti, comodi o no, sbattimento, peso o no, che ci consentono di fare la differenza in termini di risultato ma soprattutto di esperienze: esperienza propria come fotografo, quindi di proiezione di un’immagine alla quale noi siamo perfettamente collegati, ed esperienza intesa come soddisfazione del nostro soggetto che si sente inserito in un territorio sicuro, dedicato a lui e raccontato nel migliore dei modi.