Appunti di fotografia [157] – Scrittura e fotografia

Essa diceva sempre l’esatta verità. Si trovava fra il riso e il pianto e mi guardò. Volli accarezzarla anch’io con l’occhio e non so se vi riuscii.

Tratto da La coscienza di Zeno di Italo Svevo.

E’ una frase che ho trovato anche nel libro di Lee Friedlander, Family in the Picture 1958-2013.

E’ pazzesco come si possa tradurre la letteratura in fotografie. Due forme di comunicazione che si intersecano. Wow.

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Appunti di fotografia [156] – L’ultima foto che hai fatto non mi piace!

L’ultima foto che hai fatto non mi piace!“. Questo è uno dei commenti che mi è stato fatto da poco da una persona che come me ha la passione per la fotografia… mmm… “come me” non credo proprio, diciamo che possiede una macchina fotografica e ogni tanto scatta.

Lì per lì sono rimasto un po’ basito, tipo quando aspetti che la rotellina di Windows finisca di girare, mi aspettavo un’introduzione, una spiegazione, un contesto. Invece nulla. Quella frase buttata lì. Poi il discorso, dato che c’erano altre persone presenti, è deviato su altri argomenti e non ho avuto la possibilità di capirne di più.

Che dire? Credo che si debba rispettare le opinioni di tutti, che si debba ascoltare e analizzare i diversi punti di vista. Dobbiamo essere tutti disposti ad accettare le critiche. E’ impossibile fare qualcosa che piaccia a tutti. Impossibile! Anzi, spesso le cose non convenzionali, o diverse, o semplicemente che non combaciano con la visione di un altro, non sono accettate. Quindi, primo punto fondamentale: imparate a incassare il colpo.

Il secondo passo deve però essere: dare un peso a ciò che è stato detto.
Vediamo un po’ le spiegazioni che mi vengono date, e se mi vengono date. Direi che, nel mio caso, non essendoci stata alcun tipo di spiegazione, il peso da dare al commento è -1000. Anche se, il tarlo resta, uh se resta! Ma non dovete cadere nella trappola dell’andare in paranoia.

Valutate bene se c’è un proposito costruttivo dall’altra parte. Se ciò che vi viene detto sembra dato col cuore, con un intento buono di farvi migliorare o crescere. Valutate i modi.

Valutate poi, in alcuni casi, il livello culturale (in ambito fotografico) dell’interlocutore. Questo aspetto della cultura fotografica è da prendere un po’ con le pinze. Mi spiego meglio: ognuno di noi ha un tipo di formazione, ognuno di noi ha sviluppato una visione, un pensiero e un’opinione di ciò che vede. Ad esempio una lettura portfolio con una persona può andare benissimo e con un’altra subito dopo può andare malissimo, e magari entrambe le persone sono guru della fotografia. Quindi a mio avviso bisogna solo imparare ad accogliere ciò che viene detto con la capacità di farne tesoro, ma bisogna stare attenti a quanto farsi condizionare da quel, singolo, giudizio. Molto attenti.

Appunti di fotografia [155] – I periodi bui

Capitano a tutti i periodi bui, quelli in cui non hai più voglia di fotografare, quelli in cui pensi di non dover dire niente con la tua fotografia. Quelli in cui pensi di concentrarti su altro.

State tranquilli, succede. Succede a tutti. Ma passerà. Sono certo che prima o poi qualcosa da dentro vi spingerà a ricominciare. A riprendere in mano quello strumento per continuare a comunicare qualcosa al mondo! :)

Sapete cosa penso? Penso che quel blocco di cui parlavo sopra spesso è causato dalle parole sbagliate di qualcuno che vi ha fatto passare la voglia di fotografare. A me è successo così. Ed è stato anche per questo motivo che ho smesso di scrivere qui…
Ma poi ci ragioni su, e pensi… vale la pena? Vale la pena ascoltare persone ignoranti che talvolta godono anche per averti “fatto fuori”? Naaaaaa! :) Probabilmente certe parole vanno molto a fondo e ti logorano. Ma ci si rialza e si va avanti! Si fa tesoro sia dei successi che delle sconfitte!

In definitiva? Impugna quella macchina e scatta!