10 Giu 2023 |
La luce.
La scoperta di quanto sia la luce in realtà a dare il tono del ritratto. Non è l’espressione del soggetto, non è l’espressione del fotografo, ma è la luce. […]
Ricercare con la luce una certa emozione.
Se c’è una cosa da cui questi corsi (il corso che stava lanciando in quel momento) sono molto lontani, sono gli schemi luce. […] Ridurre la luce a uno schema mi sembrerebbe come ridurre l’innamoramento a uno schema. Per carità, poi si può fare tutto, però a me non piace. Mi piace stimolare in chi mi segue, a livello didattico, una curiosità e una capacità di trovare una propria…
Tratto da una diretta Instagram di Toni Thorimbert del 2.6.2023.
20 Mag 2023 |
I fotografi di ritratto dimenticano, nella presunzione di guardare l’altro, che sono a loro volta guardati.
Il soggetto ha già capito tutte le dinamiche dopo un’ora. E’ un punto di vista estremamente privilegiato.
Toni Thorimbert
Come sempre il grande Thorimbert con poche parole ti apre un mondo. Ti fa riflettere su un aspetto che solo apparentemente può sembrare scontato ma che di scontato non ha niente. Ti fa capire tra le altre cose, quanto in realtà può essere difficile fare il “ritrattista” e quanto la paura di essere giudicato possa prendere il sopravvento. Ecco, forse, quella dimenticanza può servire a tenere lontana la paura, ma, al contrario, può aprirti a nuove opportunità.
Appunto preso dalla diretta Instagram di Settimio Benedusi con Toni Thorimbert del 19 maggio 2023.
8 Apr 2023 |
Come sempre, ascoltare Thorimbert è una gioia per le orecchie. Per caso sono incappato in un podcast di “IL BAZar AtOMICo” (nello specifico l’episodio 91) in cui Toni era l’ospite. Le risposte ad alcune domande che gli hanno rivolto, hanno proprio catturato la mia attenzione e le ho trascritte qui:
Per te cos’è l’atto di fotografare? Cos’è la fotografia?
E’ il più grande atto di seduzione. Ma non del fotografo. E’ la fotografia che è un atto di seduzione.
Una volta mi chiesero […] “qual è stata la tua musa?”. Io ho detto “ma veramente la mia musa è la fotografia”. Io sono innamorato di lei. Ed è lei che risponde a ciò che io desidero. Poi mi sono servito di quello che avevo davanti per raccontare me stesso attraverso quello che fotografo.
Quanto è importante per te lo stato d’animo che hai mentre fotografi? Qual è lo stato d’animo che ricerchi quando stai facendo uno shooting?
E’ un po’ il lavoro dell’attore. Tu puoi essere completamente fuori dalla parte e poi quando fanno ciak sei in quella parte lì. In quella parte lì sei tu in quel momento, anche se 5 minuti prima potevi essere un altro tu.
L’agire della fotografia porta con sé per me un’energia che è quella, e io mi ci ritrovo bene là dentro. Anche se ho sempre il pathos. Quando devo iniziare a scattare mi chiedo sempre cosa succederà. Ma anche perché io cerco di lavorare senza rete dentro questa cosa. E’ come un attore, l’attore che lavora con la rete imita un’emozione, se tu invece la vivi quell’emozione lì, sai come inizi ma forse non sai come va a finire. Mantenere questo non sapere come vanno a finire le cose è eccitante secondo me. E’ una perdita totale di sé, dell’ego. Un fotografo, come ogni artista, come ogni persona, l’ego ci spinge alle volte, ci porta anche avanti, vogliamo avere dei riconoscimenti, è giusto… abbiamo ambizioni, però certo, una cosa che non devi portarti dietro quando fotografi è l’ego. E’ l’unica cosa che non si deve mettere tra te e il tuo soggetto. Nel momento di fotografare ti devi mettere da parte.
Come si fa?
Devi avere la capacità di perdere. Accettare fino in fondo la possibilità di non farcela o di non farlo o di perderlo o di non averlo.
Noti una corrispondenza della qualità del tuo lavoro rispetto la quantità di smarrimento che hai vissuto?
Certo. Logico.
Che emozione provi quando accade? Quando ti perdi è l’opera che si fa attraverso te, no?
L’opera si fa, e tu lo capisci perché si distacca completamente dal resto.
Io sono arrivato a dire “io non sbaglio mai una foto”. E’ un assunto. Perché non la sbaglio mai? Perché qualsiasi errore che io faccio non è altro che lo specchio di me in quel momento. Quindi se sono io, in che senso è sbagliata? E’ sbagliata in cosa?
4 Mar 2023 |
Ogni volta che ascolto Toni Thorimbert parlare di fotografia, è un’esperienza! Credo sia uno dei maestri di fotografia italiani contemporanei più preparati e più coinvolgenti in assoluto.
La sua diretta Instagram del 17 febbraio 2022 è stata illuminante e non sono riuscito a non prendere appunti.
Ha parlato del cavalletto, del quando e del perché utilizzarlo, prendendo come riferimento il fotografo Arnold Newman e i suoi lavori.
Il cavalletto.
È un bell’aiuto, quando necessario.
Ad esempio in un ritratto ambientato, quando nei bordi dell’inquadratura devono esserci “cose” che devono apparire nell’immagine.
Cavalletto utile per un’immagine progettata attentamente.
Il cavalletto aiuta a stabilire un territorio ben delimitato in cui si svolge l’azione.
Dopo avere aggiustato tutto il contesto il fotografo si può dedicare completamente al soggetto.
E il soggetto stesso si sente libero di esprimersi nel migliore dei modi.
Newman ha una precisione maniacale per il contesto.
Si crea una foto “letteraria”, che è al pari di un romanzo, che dalla prima all’ultima parola descrive una persona in un ambiente. Ma lo definisce millimetricamente.
Ciò è in contrasto un po’ con quello che sta accadendo adesso con la fotografia che viene fatta “un tanto al chilo”.
E’ necessaria l’attenzione al dettaglio. Nella fotografia ambientata, ogni cosa che tu includi in quel rettangolino deve dire qualcosa di sensato su quella persona, su quello spazio, e trovare una sua armonia di racconto. E il cavalletto in questo è fondamentale.
Usare il cavalletto può essere di grande aiuto anche quando non lo usi. Ovvero, questo progettare nei minimi dettagli la scena, ti aiuta quando usi il cavalletto ma ti aiuta enormemente quando non lo usarai.
E’ sbagliato ritagliare? No, ma vuol dire che non stiamo avendo l’esatto controllo dell’inquadratura, di ciò che c’è e di ciò che non c’è.
Ciò potrebbe non essere un grosso problema in caso di ritaglio, diventa un problema se non c’è quello che realmente volevamo ci fosse.
Bisogna avere quindi consapevolezza di quello che stiamo facendo, avere i mezzi giusti, comodi o no, sbattimento, peso o no, che ci consentono di fare la differenza in termini di risultato ma soprattutto di esperienze: esperienza propria come fotografo, quindi di proiezione di un’immagine alla quale noi siamo perfettamente collegati, ed esperienza intesa come soddisfazione del nostro soggetto che si sente inserito in un territorio sicuro, dedicato a lui e raccontato nel migliore dei modi.
24 Dic 2022 |
Fotografa come se ogni fotografia fosse la tua più importante.
Non scattare molto.
Ricerca sguardi, gesti.
Ogni fotografia è un passo solido verso il trovarsi.
La differenza tra un novizio e il maestro? Il primo crede che sia solo un dettaglio, il secondo lo sa e proprio per questo ne comprende l’importanza immensa.
Imparare, sempre.
Dato che do sempre a Cesare quel che è di Cesare, nonostante queste affermazioni le ho sempre sostenute anch’io, le ho tratte dalla newsletter del 5 dicembre 2022 di Michael Bertolasi che ha osservato Toni Thorimbert in azione durante uno shooting per Ricordi Stampati.