Appunti di fotografia [141] – Fare il fotografo vuol dire…
Fare il fotografo vuol dire (tra le tante cose):
- Essere interessato al mondo
- Essere interessato alle persone
Tratto dall’Ep. 116 de Il Bazar Atomico (dialogo con Settimio Benedusi).
Fare il fotografo vuol dire (tra le tante cose):
Tratto dall’Ep. 116 de Il Bazar Atomico (dialogo con Settimio Benedusi).
Nella story Instagram del 3 dicembre Toni parla del progetto Ricordi Stampati.
Agli inizi, quando facevano un ritratto, lo pensavano per i giornali, non per la persona ritratta. All’inizio della carriera negli anni 80 non c’era il diritto di “veto” sul ritratto che ti facevano.
Toni nasce nel periodo dell’idea che il ritratto non deve piacere alla persona ritratta. Un pensiero figlio un po’ di Avedon che tendeva a tirar fuori degli aspetti che potevano non piacere. Più o meno anche Irving Penn.
Passando a Ricordi Stampati, 5-6 anni fa, Settimio Benedusi aveva allestito una tenda di Ricordi Stampati in un mercato. All’epoca poteva essere una foto A4 a 50 Euro.
Qualcuno entrava a farsi fare un ritratto.
Più avanti si allestì un temporary store, sponsorizzato da HP. Quindi essendo fotografie gratis, la fila fuori era di gente comune che desiderava farsi un ritratto.
L’idea quindi di tornare a un ricordo stampato (identità, ricordo, per sempre,…) in un’epoca digitale, è stata, in sostanza, un’innovazione.
Un giorno del 2019, Settimio propone a Toni e Greta di fare Ricordi a Firenze.
Allora andarono a fare Ricordi al mercato centrale. Però, contrariamente al sopralluogo fatto mesi prima, a dicembre si moriva di freddo e fu un po’ il posto sbagliato al momento sbagliato. :) Si è partiti malissimo, non funzionava, si provava a fare foto agli amici sperando diffondessero il verbo. Poi quando stava per finire, sono esplose le richieste. Verso Natale, regali,… insomma, ha funzionato! Avevano così tanto lavoro da non sapere più dove stampare. :)
Paragone con il cibo: puoi mangiare per sfamarti con poco, o arrivare a un ristorante stellato. C’è un percorso di cura, di qualità,… che trasforma la cucina in un’esperienza. Differenza tra cucinare per sfamarsi o per raccontarti una storia.
La stessa cosa vale con i ritratti.
In una story Instagram del 23 settembre, Settimio Benedusi ha inserito uno screenshot di una persona che chiedeva:
“Scusatemi…. ma secondo voi, chi fotografa per hobby o soltanto perché gli piace fare un bel paesaggio o un ritratto, per quale motivo deve essere un NON FOTOGRAFO???”
Sotto la risposta di Settimio:
“Per lo stesso motivo per cui se io faccio la pizza la domenica pomeriggio non mi definisco pizzaiolo e soprattutto non mi metto a fianco a una pizzeria a regalare la mia pizza.”
Personalmente penso che non si possa dare una risposta così netta e categorica alla domanda posta, anche se comprendo la posizione di Benedusi.
Provo a ragionare a voce alta su alcuni aspetti come:
Non so… dovrei ragionarci ancora un po’… al momento non riesco a prendere una posizione netta a riguardo anche se l’ultimo punto sposta moltissimo il mio pensiero…
Chi è per lei un fotografo?
«Tutti fotografiamo, ma essere un fotografo non vuol dire solo fotografare. Il fotografo è un pensatore. Guarda, sceglie, analizza, critica dal suo punto di vista. Quello del fotografo è un mestiere intellettuale, come la scrittura. Un mestiere oggi inflazionato da gente incompetente. La professione fotografo non esiste più» [Oliviero Toscani, 80 anni, a
Massimo Arcangeli, Mess].
Tratto da una story Instagram di Settimio Benedusi del 13/9/2022.
Qualche settimana fa ho ascoltato con attenzione un bel reel Instagram di Marco Onofri (che vi consiglio di seguire) che raccontava ciò che avveniva all’interno del progetto “Ricordi”. Di seguito riporto due spunti interessanti sul ritratto, anzi, su quel tipo di ritratto. Perché il ritratto non è tutto uguale! L’agire dipende dallo scopo che hai, da quello che vuoi ottenere. Nessun “genere” fotografico si fa solo così o solo cosà. Tutti devono essere guidati dallo scopo.
Marco Onofri cerca un ritratto in cui la persona appaia autentica, cerca eleganza e fierezza. No ai sorrisoni e alle posettine. Al massimo un sorriso accennato e fiero. Mi guardi, mi dai fiducia e ti lasci guardare negli occhi.
Un utente in un commento ha chiesto:
“Sono molto curioso di sapere cosa dici, quali domande fai ai vari soggetti per fare si che si “aprano o si fidino” di te. Comprendo che ogni soggetto é diverso… quindi non esiste una regola uguale per tutti, ma come inizi… cioè una cosa che chiedi a tutti.”
Risponde Settimio Benedusi:
“Mi permetto: non si fa assolutamente nessuna domanda! Si guarda, si ascolta, si osserva. In maniera invisibile. Se si parte facendo una domanda si pone al centro dell’attenzione NOI, mentre il centro dell’attenzione sono LORO.”