17 Dic 2022 |
Nella story Instagram del 3 dicembre Toni parla del progetto Ricordi Stampati.
Agli inizi, quando facevano un ritratto, lo pensavano per i giornali, non per la persona ritratta. All’inizio della carriera negli anni 80 non c’era il diritto di “veto” sul ritratto che ti facevano.
Toni nasce nel periodo dell’idea che il ritratto non deve piacere alla persona ritratta. Un pensiero figlio un po’ di Avedon che tendeva a tirar fuori degli aspetti che potevano non piacere. Più o meno anche Irving Penn.
Passando a Ricordi Stampati, 5-6 anni fa, Settimio Benedusi aveva allestito una tenda di Ricordi Stampati in un mercato. All’epoca poteva essere una foto A4 a 50 Euro.
Qualcuno entrava a farsi fare un ritratto.
Più avanti si allestì un temporary store, sponsorizzato da HP. Quindi essendo fotografie gratis, la fila fuori era di gente comune che desiderava farsi un ritratto.
L’idea quindi di tornare a un ricordo stampato (identità, ricordo, per sempre,…) in un’epoca digitale, è stata, in sostanza, un’innovazione.
Un giorno del 2019, Settimio propone a Toni e Greta di fare Ricordi a Firenze.
Allora andarono a fare Ricordi al mercato centrale. Però, contrariamente al sopralluogo fatto mesi prima, a dicembre si moriva di freddo e fu un po’ il posto sbagliato al momento sbagliato. :) Si è partiti malissimo, non funzionava, si provava a fare foto agli amici sperando diffondessero il verbo. Poi quando stava per finire, sono esplose le richieste. Verso Natale, regali,… insomma, ha funzionato! Avevano così tanto lavoro da non sapere più dove stampare. :)
Paragone con il cibo: puoi mangiare per sfamarti con poco, o arrivare a un ristorante stellato. C’è un percorso di cura, di qualità,… che trasforma la cucina in un’esperienza. Differenza tra cucinare per sfamarsi o per raccontarti una storia.
La stessa cosa vale con i ritratti.
24 Set 2022 |
In una story Instagram del 23 settembre, Settimio Benedusi ha inserito uno screenshot di una persona che chiedeva:
“Scusatemi…. ma secondo voi, chi fotografa per hobby o soltanto perché gli piace fare un bel paesaggio o un ritratto, per quale motivo deve essere un NON FOTOGRAFO???”
Sotto la risposta di Settimio:
“Per lo stesso motivo per cui se io faccio la pizza la domenica pomeriggio non mi definisco pizzaiolo e soprattutto non mi metto a fianco a una pizzeria a regalare la mia pizza.”
Personalmente penso che non si possa dare una risposta così netta e categorica alla domanda posta, anche se comprendo la posizione di Benedusi.
Provo a ragionare a voce alta su alcuni aspetti come:
- se mi mettessi a fare la pizza solo la domenica, tutte le domeniche, studiando, approfondendo, facendo corsi, cucinando sempre per la famiglia, per amici,… non potrei essere definito pizzaiolo? mmm….
- se avessi già un reddito, o se fossi molto ricco di famiglia, e decidessi di passare la mia vita a studiare fotografia e fotografare persone, cose, animali,… magari anche riuscendo a fare mostre (a parte che pagando…) non potrei essere definito fotografo?
- e la stessa cosa non potrebbe valere con la scultura, la pittura, l’informatica? Si, non potrei studiare e programmare per hobby e definirmi (o essere definito) informatico o programmatore?
- oppure puoi definirti fotografo, pittore, scultore e poeta solo se percepisci del denaro?
- ovviamente non puoi definirti medico se studi per i fatti tuoi la domenica pomeriggio per anni. Mmmm….
- e come ci si può definire allora se si passa una vita ad approfondire qualcosa che si ama, senza mai esercitare la professione? Non sono un pittore, ma amo costantemente dipingere tele con i pennelli? Non sono un fotografo, sono una persona che crea fotografie seguendo un proprio pensiero?
- e tutti i “fotografi” di associazioni come la FIAF? A questo punto non dovrebbero essere chiamati “fotografi”.
Non so… dovrei ragionarci ancora un po’… al momento non riesco a prendere una posizione netta a riguardo anche se l’ultimo punto sposta moltissimo il mio pensiero…
17 Set 2022 |
Chi è per lei un fotografo?
«Tutti fotografiamo, ma essere un fotografo non vuol dire solo fotografare. Il fotografo è un pensatore. Guarda, sceglie, analizza, critica dal suo punto di vista. Quello del fotografo è un mestiere intellettuale, come la scrittura. Un mestiere oggi inflazionato da gente incompetente. La professione fotografo non esiste più» [Oliviero Toscani, 80 anni, a
Massimo Arcangeli, Mess].
Tratto da una story Instagram di Settimio Benedusi del 13/9/2022.
3 Set 2022 |
Qualche settimana fa ho ascoltato con attenzione un bel reel Instagram di Marco Onofri (che vi consiglio di seguire) che raccontava ciò che avveniva all’interno del progetto “Ricordi”. Di seguito riporto due spunti interessanti sul ritratto, anzi, su quel tipo di ritratto. Perché il ritratto non è tutto uguale! L’agire dipende dallo scopo che hai, da quello che vuoi ottenere. Nessun “genere” fotografico si fa solo così o solo cosà. Tutti devono essere guidati dallo scopo.
Marco Onofri cerca un ritratto in cui la persona appaia autentica, cerca eleganza e fierezza. No ai sorrisoni e alle posettine. Al massimo un sorriso accennato e fiero. Mi guardi, mi dai fiducia e ti lasci guardare negli occhi.
Un utente in un commento ha chiesto:
“Sono molto curioso di sapere cosa dici, quali domande fai ai vari soggetti per fare si che si “aprano o si fidino” di te. Comprendo che ogni soggetto é diverso… quindi non esiste una regola uguale per tutti, ma come inizi… cioè una cosa che chiedi a tutti.”
Risponde Settimio Benedusi:
“Mi permetto: non si fa assolutamente nessuna domanda! Si guarda, si ascolta, si osserva. In maniera invisibile. Se si parte facendo una domanda si pone al centro dell’attenzione NOI, mentre il centro dell’attenzione sono LORO.”
28 Mag 2022 |
Per chi segue assiduamente Benedusi e Bertolasi, quanto riporto sotto potrebbe sembrare una ripetizione. Io stesso mi sarei aspettato qualcosa di leggermente diverso dato l’attesissimo ritorno del format “Convivium”, peccato. Se ad esempio rileggete i miei “Appunti fotografici [16]” troverete riflessioni simili. In ogni caso, gli spunti che ho preso da questo podcast sono assolutamente d’oro per tutti coloro che si affacciano da poco nel mondo della fotografia e forse anche per quei fotografi affermati che non hanno ancora capito il senso della fotografia.
Fotografia non è rubare ma è DARE.
Il fotografo deve essere disposto a dare. Avere un atteggiamento mentale per togliere le difese e offrirsi.
Andare in giro e tornare con una fotografia, portando in cambio un oggetto che il fotografato ha donato al fotografo in cambio della fotografia.
La fotografia è uno SCAMBIO.
Quello che fai, deve avere un contenuto.
Tutti possono fare una foto. Ma BISOGNA AVERE QUALCOSA DA DIRE. E’ questo quello che conta: METTERE UN CONTENUTO.
Bisogna instaurare un collegamento con le persone che fotografano.
La fotografia non è la macchina fotografica.
La fotografia è lo strumento attraverso il quale io dico delle cose. Le mie opinioni le traduco in immagine. Io RAGIONO PER IMMAGINI. Che hanno il vantaggio di essere immediate.
Quando uno fa il fotografo, quello che ha prodotto, serve o non serve? Se serve, va bene, se non serve, non va bene.
La fotografia per uno che va in giro a fare click, è l’unico vero problema. Per uno fotografo la fotografia è l’ULTIMO dei problemi, anzi, non è un problema.
Tutta l’operazione è una CATENA. La fotografia è l’ultimo anello. Il click.
E’ TUTTO QUELLO CHE C’E’ PRIMA CHE CONTA!
A te, fotografo, cosa interessa? Qual è il tuo argomento? Cosa ti piace veramente? Qual è la cosa, attraverso il linguaggio “fotografia”, di cui vuoi parlare?
Ma non qualcosa che piacciono a tutti, banali. Solo a te, cosa interessa? E Perché?
Tu, chi sei? Sei disposto ad accettare e a fare vedere quello che sei? Ognuno di noi è unico, ha una sua specificità.
Noi ci adattiamo a dei trend che piacciono a tutti. Sopprimendo la nostra specificità. NO! Bisogna usare la propria specificità per analizzare qualcosa che aderisce alla nostra specificità.
Accetta quello che uno è, e fai quella cosa lì. Inevitabilmente si produrrà qualcosa di interessante, perché unico e autentico.
Bisogna rischiare, essere innovativi. FARE!
Quindi CULTURA, perché bisogna sapere cosa è stato fatto prima, e poi INNOVAZIONE.
Fate l’opposto di quello che fanno tutti.
Appunti tratti dal podcast di Michael Bertolasi con Settimio Benedusi:
https://open.spotify.com/episode/2twmgEWFK77GRjFdv3RcGY