8 Lug 2023 |
Qualche tempo fa, curiosando tra le stories di Marco Ragaini (se non lo seguite, correte a farlo) leggo una riflessione sull’imbarazzo nel ritratto. Ne trascrivo qui alcune parti di mio interesse:
L’imbarazzo non è un ostacolo alla fotografia di ritratto, è invece una risorsa, perché è un’emozione autentica, che […] “costringe” soggetto e fotografo a un “patto di onestà” in cui entrambi si mettono in gioco cosi come sono.
Inoltre, non è vero che l’imbarazzo è solo di chi posa. In realtà anche chi fotografa prova un’emozione simile, si chiede se sarà all’altezza, se riuscirà a mettersi in sintonia con la persona che ha davanti, se troverà la strada giusta per fare le foto che vorrebbe.
L’imbarazzo quindi apre la porta alla relazione, e lo fa su un piano di autenticità. […]
Da questo spunto si potrebbero aprire tantissimi temi a mio avviso, come quello della comfort zone, dei limiti, dell’incontro, della relazione… ma non mettiamo troppa carne al fuoco. Per stasera può bastare. :)
3 Set 2022 |
Qualche settimana fa ho ascoltato con attenzione un bel reel Instagram di Marco Onofri (che vi consiglio di seguire) che raccontava ciò che avveniva all’interno del progetto “Ricordi”. Di seguito riporto due spunti interessanti sul ritratto, anzi, su quel tipo di ritratto. Perché il ritratto non è tutto uguale! L’agire dipende dallo scopo che hai, da quello che vuoi ottenere. Nessun “genere” fotografico si fa solo così o solo cosà. Tutti devono essere guidati dallo scopo.
Marco Onofri cerca un ritratto in cui la persona appaia autentica, cerca eleganza e fierezza. No ai sorrisoni e alle posettine. Al massimo un sorriso accennato e fiero. Mi guardi, mi dai fiducia e ti lasci guardare negli occhi.
Un utente in un commento ha chiesto:
“Sono molto curioso di sapere cosa dici, quali domande fai ai vari soggetti per fare si che si “aprano o si fidino” di te. Comprendo che ogni soggetto é diverso… quindi non esiste una regola uguale per tutti, ma come inizi… cioè una cosa che chiedi a tutti.”
Risponde Settimio Benedusi:
“Mi permetto: non si fa assolutamente nessuna domanda! Si guarda, si ascolta, si osserva. In maniera invisibile. Se si parte facendo una domanda si pone al centro dell’attenzione NOI, mentre il centro dell’attenzione sono LORO.”