Appunti di fotografia [84] – Richard Avedon… dopo la mostra

Alcune delle frasi che ho letto alla mostra “Relationships” di Richard Avedon (Palazzo Reale, Milano) che vorrei condividere:

I miei ritratti riguardano più me stesso che le persone fotografate.

Se passa un giorno senza che io faccia qualcosa che riguardi la fotografia, sento di aver tralasciato qualcosa di fondamentale per la mia esistenza; come se avessi dimenticato di svegliarmi.

Penso che il fascino sia la la capacità di essere veramente interessati agli altri.

Spesso sento che le persone vengono da me per essere fotografate come andrebbero da un medico o da una cartomante: per sapere come stanno. Quindi dipendono da me. Devo coinvolgerli.”

Penso che tutta l’arte riguardi il controllo – l’incontro tra il controllo e l’incontrollabile.

Sono sempre le persone a stimolarmi. Quasi mai le idee.

Preferisco sempre lavorare in studio. Così i soggetti vengono isolati dal proprio contesto e diventano, in un certo senso… simboli di loro stessi.

Le mie fotografie non scendono sotto la superficie. Non scendono sotto nulla. Piuttosto, leggono la superficie. Ho molta fiducia nelle superfici. Una buona superficie è piena di indizi.

Le immagini di Avedon ci raccontano la loro storia senza ricorrere alle parole. Catturano un momento nel tempo eppure rimangono eterne.”

Appunti di fotografia [37] – In parole povere, Gianni Berengo Gardin

Dalla copertina del libro “In parole povere” di Gianni Berengo Gardin:

Quando mi domandano se ci siano ancora cose importanti che vorrei fotografare, rispondo che sono soddisfatto delle immagini realizzate.
Ogni giorno però, se esco di casa, sento il bisogno di portare con me la mia macchina fotogafica.
Quando esci di casa senza macchina fotografica, c’è sempre qualche inquadratura che avresti voluto fermare sulla pellicola.
Allora è meglio non rischiare.
La fotografia, d’altronde, rimarrà sempre la mia vita.

Salviamo la lingua italiana

Mi sto accorgendo che molte parole della lingua italiana che prima erano considerate scorrette ora stanno entrando nei dizionari (ho visto qualcosa anche sul “De Mauro” online) e nel parlare quotidiano. Sinceramente non mi piace molto la direzione che si sta prendendo forse perché sono troppo pignolo o forse perché ho avuto una …..issima prof.sa al liceo… :)

Si dice “mòllica” o “mollìca“?

Vi copio e incollo la definizione dal dizionario “Fernando Palazzi” del 1952 di mio papà che mi fa sorridere: mollìca (e non mòllica come erroneamente dicono in certe regioni) la midolla del pane, perché è molle.

Si dice “rùbrica” o “rubrìca“?

Sempre dal Palazzi: rubrìca (e non rùbrica come molti erroneam. pronunziano).

Si dice “guàina” o “guaìna“?

Si dice “guaìna” (e qui devo ringraziare anche il mio prof. di Reti Fisse e Mobili).

E’ giusto dire “mentre invece”?

Dire in una frase “mentre invece” è sbagliato, sono due congiunzioni avversative-oppositive! Scegli: o “mentre” o “invece“.

Si dice “liquerizia” o “liquirizia“?

liquirizia“.

Si dice “stage” pronunciato all’inglese o “stage” pronunciato alla francese?

Quando volete dire che in università o al lavoro andate a fare uno “stage” (tirocinio), dovete pronunciarlo alla francese. Perché stage in inglese significa solo “palcoscenico” e non ha nessun significato che si avvicina alla traduzione italiana “tirocinio”. La traduzione inglese per tirocinio è internship.

A prescindere…

Dire “a prescindere” senza dire “a prescindere da che cosa” è sbagliato.

Si dice “occhiale” o “occhiali“?

occhiali“! Ma ormai lo sbagliano anche molti ottici e oculisti.

Se avete dubbi o correzioni opportunamente documentate, scrivetemi pure.